Da sempre mi confronto con un caro Amico su vari temi, parliamo di Famiglia, Figli, del loro futuro e di tutta una serie di problemi che quotidianamente incontriamo.
A volte affrontiamo discussioni che investono la vita quotidiana, il costo della benzina, i prodotti alimentari l’aumentare del costo del gas ed altro ancora. E così, cercando di fare sintesi, prendo appunti e, ricordando cosa sia successo negli ultimi venti trent’anni, si cerca di capire quanto e come sia cambiato questo paese.
Mi rendo conto che sto facendo della “Filosofia”, poco utile nel quotidiano forse, ma importante per il pensiero che voglio esprimere.
Costruire “ e tirare su” una Famiglia in Italia, almeno per me, è sempre stata come una corsa ad ostacoli, rimbalzando tra una norma Comunale, una Regionale o Nazionale che vanno a delineare quando un figlio può andare al nido, alla scuola d’infanzia e via dicendo, stabilendone tempi e costi, mi ritengo anche molto fortunato nell’avere incontrato una donna (moglie ed amica) con la quale siamo stati sempre in sintonia, affrontando anche i momenti difficili della vita .
Poi c’è il lavoro che nel tempo è diventato sempre più burocratico lasciando spazio a leggi e leggine che si accavallano rendendo complicato ciò che per sua natura è semplice. E così via.
Poi arriva il giorno che, oltre a parlare di Leggi, parliamo dello Stato, e qui diventa ancora più difficile capire come il nostro Paese possa crescere all’interno di un ginepraio di Leggi e Leggine che, a volte, sono in contrasto tra loro.
Trovo uno Stato lento nelle decisioni, mai in linea con i tempi, arriva sempre dopo e, quando arriva è già ora di fare un’altra Legge che vada a correggere la prima, la sensazione che si raccoglie è che non ci sia capacità di visione prospettica, di un futuro .
Poi, a volte, parliamo di bilancio statale e si cerca di capire come quei numeri, siano stati messi ma, soprattutto, che impatto avrebbero sul futuro, alla fine, l’unica cosa che mi viene in mente è che si cerchi il rattoppo anziché una reale decisione che possa incidere. Detto con altre parole, quando facciamo il bilancio a casa nostra, cerchiamo di inserire anche una parte di imprevedibilità proprio per cercare di superare i momenti di maggiore difficoltà, nel bilancio statale non riesco a vedere questa prudenza.
La sensazione che si raccoglie è quella che lo stesso bilancio sia stato costruito su dei modelli matematici che nulla hanno a che fare con i possibili eventi imprevedibili, ma mi viene detto, ci sono gli scostamenti di bilancio, e allora va bene così.
Certo è che l’enorme mole di leggi presenti, oltre a non semplificare la vita, la rende ancora più difficile ed il cittadino naturalmente si allontana dalla vita pubblica. La sensazione che si raccoglie è che, vista l’impossibilità di trovare un modello semplice ed applicabile per far sì di capire quante entrate vi siano e quante uscite si debbano affrontare, il tutto venga gestito attraverso le sanzioni, multe e prebende varie.
Ci viene detto, queste sono le scadenze fiscali, le imposte comunali o regionali senza curarsi se il cittadino, riesca a mantenere il ritmo dei pagamenti di tali scadenze, manca un disegno una volontà nel cercare la semplificazione che significherebbe anche semplicità nella azione e certezza. Quindi, alla fine, se non paghi nei tempi dettati, arriva la sanzione, ridotta all’inizio e poi intera oltre un determinato periodo di giorni. Nel tempo la gestione è stata fortemente informatizzata, sostituendo l’uomo alla macchina, semplice no? Il programma quindi elabora in maniera del tutto automatica, sanzioni e quant’altro e lo notifica la cittadino.
A pensar male a volte ci si prende, ma non è che questo meccanismo porti a far sì che il bilancio si basi sempre più su questi meccanismi automatici e non sulla creazione di un sistema diverso?
Concludo dicendo che più i messaggi che arrivano ai cittadini sono fumosi, più il cittadino pensa che nessuno potrà salvarlo se non lui stesso e allora, come dice il mio Amico, mi faccio l’orto e poi staremo a vedere.
Buona giornata. Posso tranquillamente dire che alla mia età, ho acquisito memoria storica e, non ne sono felice. Non ne sono felice in quanto, ripensando agli ultimi venti / trent’anni, ho visto un Paese che ha sempre trovato grosse difficoltà nel crescere, inteso come sviluppo.
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