Su questa stessa testata, tempo fa, è stato pubblicato un articolo che, finemente, individuava cinque emergenze dalle quali cui, molto difficilmente, chiunque sarà chiamato a governare, molto difficilmente potrà sottrarsi nel corso della legislatura.
A queste cinque, ne aggiungerò un’altra: la difficoltà di trovare un candidato Sindaco.
Potrebbe sembrare un fenomeno minore, ma a ben vedere il trend è preoccupante.
Anzi, fotografa un’emergenza di vasta portata. E, se fino a qualche tempo fa poteva interessare solo i centri periferici o più spesso i piccoli paesi, ora è un problema che tocca anche grandi e importanti città. A partire da Roma.
Nelle ultime elezioni la Raggi, da sindaco uscente, era praticamente una candidatura obbligata per i 5S. Mentre a sinistra si è individuata, seppur con le normali difficoltà iniziali, una candidatura di alto profilo, l’ex ministro Gualtieri, a destra gli sforzi in cui si dibatteva la compagine politica, non hanno portato a una candidatura della stessa levatura, ricorrendo, quasi alla fine della scadenza della presentazione delle liste, alla scelta di presentare come candidato antagonista un avvocato, un “prestato” alla politica, Enrico Michetti.
Questo scenario induce una serie di riflessioni che spinge a comprendere le difficoltà, spesso anche a giustificare scelte che, a prima vista, potrebbero sembrare una fuga dalle responsabilità dell’impegno amministrativo e politico, più in generale.
La ritrosia verso la candidatura a sindaco, dipende sicuramente dal carico di responsabilità sproporzionate rispetto all’indennità, certamente inferiore a quella di altre figure istituzionali. Indennità non solo riferita all’emolumento economico che per molti è mero rimborso spese, ma anche al ritorno politico e di consenso nella popolazione, negli elettori. È molto più redditizio e economicamente appagante rispetto alle reali responsabilità richieste a chi si trova ad amministrare un comune, l’emolumento elargito ad un onorevole o a un amministratore regionale.
Sarebbe utile riflettere sulle difficoltà dell’attività amministrativa in cui si dibatte giornalmente un sindaco e la giunta di un comune: le maglie strette della burocrazia, le difficoltà finanziarie a causa dei trasferimenti erariali negati o minimi alla casse comunali sempre più vuote, fino all. Le responsabilità anche penali (a cominciare, ad esempio dal tema della responsabilità omissiva impropria dall’articolo 40, comma 2 del codice penale, dove si legge: «Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo»).
Ogni amministratore è consapevole che a causa delle ristrettezze dei fondi si possono realizzare poche cose. Di queste, però, essi devono rispondere penalmente per qualsiasi cosa accada sul territorio del loro comune. La legge pone loro lacci e laccioli nella stessa identica maniera a Roma (3,5 ml di abitanti), come a Forano (ca 3500 ab.). Una prima e spesso destabilizzante conseguenza sono i continui rimproveri amplificati dal web, -spesso gratuiti- fatti da tanti cittadini ignari dei meccanismi istituzionali o amministrativi; che possono arrivare fino a vere e proprie minacce fisiche.
Tutte situazioni che rendono la professione di primo cittadino uno slalom per evitare trappole giuridiche, situazioni spiacevoli e imbarazzanti e cercare di accontentare tutti i concittadini, il più possibile.
Altre volte le critiche dei cittadini ai servizi erogati dall’Ente locale, sono fondate.
Sono stati pubblicati studi che attestano che per ogni euro arrivato dai trasferimenti statali i cittadini ne pagano quasi 5 (nel 2014 erano 4,64 €), di tasse. Oppure, ricordo l’episodio, pre – pandemia, quando il sindaco Raggi, da Roma, avrebbe voluto scaricare un gran numero di migranti a Forano chissà poi perché, non si è mai saputo. Oppure quando, improvvisamente, prendendo atto della gestione inefficace delle politiche verso i Rom stanziali nei vari campi della Capitale, fu deciso arbitrariamente che sarebbero stati spostati oltre l’anello ferroviario che circonda Roma, scatenando le proteste di tutti i paesi dell’area metropolitana fino ai borghi della Sabina.
Quindi, specie nei piccoli comuni, in rapporto ai guadagni, fare il sindaco somiglia più ad una attività di volontariato più che a un incarico istituzionale: al punto che, a volte, sembra essere un assistente sociale. Le persone hanno bisogno di parlare o di confrontarsi perché, fortunatamente, nelle piccole realtà il sindaco è ancora una figura di riferimento rispettata. Nel piccolo comune il sindaco addirittura arriva a sostituire il caposervizio comunale.
In conclusione, la fuga dall’impegno politico dei più motivati, potrebbe essere mitigata o forse risolta, se venissero varate nuove norme, più rispettose delle realtà territoriali minori e a tutela di chi, spesso, inconsapevolmente, potrebbe venire in contrasto con la legge.
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