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L'abitudine del "voto Utile" è ancora utile ?
di Mario Adinolfi

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L'abitudine del "voto Utile" è ancora utile ?
di Mario Adinolfi

Leggo tanti che ci vengono a dire: “Siete certamente la lista migliore, coi valori più chiari e le proposte più nette che coincidono con quelle che vorrei veder realizzate, so bene che gli altri ciò che proponete voi non lo faranno mai, ma…”.

Incagliati su quel “ma” partono una serie di astrusi calcoli matematici che annovero sotto la noiosa pappardella del cosiddetto “voto utile” (utile a chi? Utile a loro, non certo a voi, loro delle vostre vite se ne fottono, anzi fate loro un mix tra schifo e pena, loro puntano solo ai privilegi che permettono di non fare la vostra vita).

Attenzione, alle scuole di formazione politica (una volta si facevano), si poneva in una delle primissime lezioni esattamente la questione sopra citata: qual è il modo corretto di esprimere il voto? Orientarsi verso chi ha più probabilità di vittoria? La risposta dei vari docenti universitari era sempre la stessa: il proprio singolo voto non cambia proprio nulla, il dato matematico è impietoso, il singolo voto non incide mai. Il voto è un atto di coscienza.

Bisogna votare pensando che il proprio singolo voto sia l’unico che conti.


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